Sengoku

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giupmat
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Sengoku

Messaggio da giupmat »

Pur avendone parlato "di striscio" in qualche occasione, non abbiamo mai affrontato una discussione completa sul (video)gioco in oggetto, comprato dal sottoscritto su Steam appena uscito. Si tratta dello strategico a turni Sengoku, un titolo molto astratto (per essere un VG, ovviamente) che mi ha attratto per diversi motivi, primo fra i quali gli sforzi di produzione fatti da Paradox Interactive, casa produttrice nota per i suoi giochi "seri". Ritrae la situazione storica e politica del periodo omonimo, famoso in tutto il mondo per via del suo forte impatto sulla cultura giapponese e soprattutto per le atrocità e le guerre che si consumarono per diversi anni nel tentativo forsennato, da parte dei numerosi daimyō e clan, di accaparrarsi lo shogunato. Il livello di simulazione, infatti, immerge subito in un grado di sfida molto elevato in cui bisogna pensare come un giapponese prima di agire come un occidentale: la "moneta di gioco", nonché motore per numerose azioni possibili è l'onore, cioè la considerazione ed il rispetto che i vostri pari vi accordano. Nel corso dei primi minuti di gioco ho capito subito che si trattava di un gioco non adatto a tutti, anzi... probabilmente soltanto una nicchia di appassionati molto avvezzi a questo tipo di giochi e/o appassionati di storia giapponese: per trarre il giusto godimento dal gioco, infatti, mi è stato addirittura necessario leggere qualche testo di storia giapponese e prepararmi mentalmente, prima ancora che lanciando banalmente il gioco, a gestire le relazioni diplomatiche con gli altri clan, i kori, i daimyō e altre amenità simili. Inoltre anche la scelta del personaggio/clan che ci si para all'inizio della partita non è una cosa banale e la conoscenza di quello che gli eventi reali hanno lasciato in eredità può essere di grande aiuto. Ovviamente per compensare questa assenza tutte le opzioni sono corredate di suggerimenti molto utili sia alla comprensione dell'azione che delle conseguenze.

Il fatto che il titolo sia sprovvisto di tutorial non mi ha sorpreso, avendo già avuto a che fare con Paradox, ma certamente sarebbe stato utile a comprendere come muoversi tra le interfacce e le opzioni di scelta prima ancora che dando suggerimenti sul come agire e cosa fare per poter conquistare quel dannato 50% del territorio giapponese. Anche la parte gestionale del titolo, peraltro molto importante per poter evolvere efficacemente come clan e come dominio, viene lasciata un po' in ombra da delle appendici di testo molto corpose e poco interattive. Questo mi ha inviso il gioco in quanto lo ha reso, se possibile, più ostico che per un madrelingua. Per fortuna la traduzione in italiano da parte dei ragazzi del BoP Italia non ha tardato troppo ad arrivare e mi ha permesso di riprendere a guidare le sorti del clan Nanbu vestendo i panni del saggio Nobuto, diventato leader del clan alla precoce dipartita del padre.

Giocando è chiaro che ci si trova di fronte a un gran prodotto che tenta di approfondire ogni aspetto della guerra in corso. Oltre a scegliere come gestire il regno e quali personalità assegnare ai diversi ruoli di comando, oltre a formare l'esercito e difendersi durante gli assedi, il giocatore deve tenere in considerazione quello che forse è il fattore fondamentale per vincere, ovvero l'onorabilità. Intorno all'onore, come scrivevo qualche riga fa, ruotano una serie di decisioni e di elementi che possono ribaltare il risultato della guerra, far ottenere il favore di alleati insperati, tenere saldo il clan e rincuorare i soldati. Compiendo azioni che "bruciano" onorabilità del clan può risultare letale per un daimyō militarmente debole o devastante per uno che si confronta con personaggi molto più onorevoli di lui.

Il gioco è forse un po' debole nell'interfaccia, data la sua natura minimale anche nel gameplay: a risoluzioni alte c'è molto spazio che potrebbe essere usato più efficacemente e forse anche qualche punto in più al testo (in dimensione) non avrebbe guastato. Fortuna vuole che almeno dal punto di vista di comodità e usabilità l'interfaccia sia sempre chiara e diretta nell'esprimere le centinaia di azioni da compiere; Paradox si è dimostrata per l'ennesima volta maestra nel mettere in piedi un sistema di menu pratico e mai dispersivo, che si valuta al meglio quando si è fatta un po' di pratica. Le musiche in stile orientale, mai invasive o troppo insistenti, cullano bene il giocatore (almeno me) mentre è immerso nelle sue folli elucubrazioni circa le strategie di "buon vicinato".
Tutto, insomma, di buona qualità e gradevole nel complesso, nonostante la difficoltà quasi soffocante in alcuni momenti. Quello che invece mi è mancato è una modalità di battaglia differente dalla mera osservazione di numerini (unità) che calano a differenti velocità... In quel senso avrebbe avuto molto più credito una soluzione giochi da tavolo - like che poteva spaziare da una banale lancio di dadi a qualche sistema più complesso, peraltro tutti mutuabili gratuitamente per via dei diritti non-trasversali dell'altra forma di entertainment.
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