Una scoperta hendrixiana

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Una scoperta hendrixiana

Messaggio da giupmat »

Come ho detto al Tonno non molto tempo fa, è da una paio di settimane che ho ripreso ad ascoltare in maniera insistente Jimi Hendrix, abbandonato per troppo tempo. Il caso vuole che gli sto affiancando i primi Rolling Stones, quelli del periodo iniziale, fino al 1968, quando c’era ancora Brian Jones, il geniale quanto sregolato e sfortunato fondatore del gruppo. Brian Jones fu uno dei primi, con la sua tragica e misteriosa morte, a entrare a far parte del cosiddetto Club of 27, cui appartengono tra gli altri anche il signor Hendrix e Janis Joplin.
I due protagonisti del post, Hendrix e Jones, sono accomunati da qualcosa di davvero fantastico che anocra non avevo apprezzato a fondo: il brano My Little One. Presa per i capelli nell'album non ufficiale Studio 67 (in cui non dovrebbe stare per via dell'anno sbagliato), la performance fu registrata nell’ottobre 1968, dai due artisti. Jones, fresco dell'abbandono degli Stones, lavorò poco in quelli che sarebbero stati i suoi ultimi mesi di vita prima del tragico epilogo nella piscina della sua villa e probabilmente l'unica incisione fu proprio quella breve parentesi con Jimi.
I due si frequentavano già da tempo e Jones aveva anche avuto modo di presentare il gruppo di Hendrix al celebre Festival di Monterey (1968), ma non ero al corrente di una loro collaborazione artistica ed anzi ignoravo proprio che si fossero conosciuti (a parte le asettiche apparizioni pubbliche).
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Scoprire un brano di così straordinaria carica, gonfio della visionarietà di Jimi e degli intrecci vocali di Jones, di una così astratta e al contempo viscerale bellezza mi ha regalato una nuva percezione dei due artisti (soprattutto di quello che conoscevo come lo sperimentatore futuristico Hendrix). Al tempo stesso mi ha sconvolto pensare a quello che avrebbero potuto fare assieme se la loro dissennata condotta di vita non li avesse portato in così breve tempo all’autodistruzione.
L’impasto timbrico fra il sitar e la chitarra è straordinario e la sezione ritmica è semplicemente superba. Tutte le linee musicali si incontrano e si scontrano, incalzano e si fondono come se una creatura a quattro teste fosse l'unica a creare il brano. Si avverte il feeling tra Mitchell ed Hendrix, si intuisce quanto Dave Mason fosse legato all'amico Jimi... La formazione:

Brian Jones – Sitar and percussions
Jimi Hendrix – Guitar
Dave Mason – Bass and sitar
Mitch Mitchell – Drums

Ad ascoltarla adesso, a distanza di quarant’anni, quella musica mantiene ancora intatta tutta la sua straordinaria carica visionaria, il suo potere di erompere come un fiume in piena, il suo carattere selvaggio, quasi primordiale, e non ci si stupisce affatto di quanto avanti si erano spinti con la sperimentazione alcuni alfieri del periodo.

Se penso che a cavallo fra il 1967 e il 1968 sono usciti, solo per citare i primi che mi vengono in mente, album come Are You Experienced? e Electric Ladyland di Jimi Hendrix, The Doors dei Doors, The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets dei Pink Floyd, Aftermath e Beggars Banquet dei Rolling Stones, mi vengono i brividi a fare il confronto con il vuoto degli anni attuali.
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