Moneyball
Inviato: 4 febbraio 2012, 17:39
Ho intravisto il trailer, come ho già avuto modo di scrivere da qualche parte, e mi ha interessato subito. Poi ho scoperto che è ispirato ad una storia vera e questo film, Moneyball, mi ha attratto ancora di più. Potrebbe essere la storia giusta per guidare il cinema fuori dal periodo buio in cui è piombato nel 2011...
Racconta l'incontro tra Peter Brand, giovane laureato in economia con idee nuove, e Billy Beane, general manager degli Oakland Athletics, e soprattutto dei frutti del loro lavoro insieme: un sistema di selezione dei giocatori basato alle statistiche e non su certezze già acquisite e costose. L'idea giusta nell'uomo sbagliato. È su questa idea di fondo che è costruita la storia del sempre insoddisfatto Beane, interpretato alla perfezione (dicono) da Brad Pitt: un ex giocatore, perdente e distrutto nel turbine dei giocatori da prima pagina, tutt'altro che un eroe, ossessionato dal suo lavoro attuale di manager e perennemente alla ricerca di rivalsa che anche nel successo lo renderà uno sconfitto. Ma su tutto va detto che non è un film sportivo ma un affresco sul delicato lavoro di chi opera dietro le quinte e vive in quella comunità "sommersa" che è l'ambiente sportivo più alto, dove si scontrano professionalità e spinta etnica, fratellanza e competizione. Più di tutto vale il messaggio che Aaron Sorkin, sceneggiatore del film, lancia come signifcato vero del film (forse un po' inflazionato ma efficace se trattato bene): un sistema correttamente eseguito e basato sull'interazione di un gruppo di individui può essere più valido del singolo che eccelle; una visione romantica del baseball con cui il film ci racconta l'America come ognuno vorrebbe che fosse: magari anche ferita e rabbiosa, ma sempre disposta a credere nel miglioramento collettivo.
Racconta l'incontro tra Peter Brand, giovane laureato in economia con idee nuove, e Billy Beane, general manager degli Oakland Athletics, e soprattutto dei frutti del loro lavoro insieme: un sistema di selezione dei giocatori basato alle statistiche e non su certezze già acquisite e costose. L'idea giusta nell'uomo sbagliato. È su questa idea di fondo che è costruita la storia del sempre insoddisfatto Beane, interpretato alla perfezione (dicono) da Brad Pitt: un ex giocatore, perdente e distrutto nel turbine dei giocatori da prima pagina, tutt'altro che un eroe, ossessionato dal suo lavoro attuale di manager e perennemente alla ricerca di rivalsa che anche nel successo lo renderà uno sconfitto. Ma su tutto va detto che non è un film sportivo ma un affresco sul delicato lavoro di chi opera dietro le quinte e vive in quella comunità "sommersa" che è l'ambiente sportivo più alto, dove si scontrano professionalità e spinta etnica, fratellanza e competizione. Più di tutto vale il messaggio che Aaron Sorkin, sceneggiatore del film, lancia come signifcato vero del film (forse un po' inflazionato ma efficace se trattato bene): un sistema correttamente eseguito e basato sull'interazione di un gruppo di individui può essere più valido del singolo che eccelle; una visione romantica del baseball con cui il film ci racconta l'America come ognuno vorrebbe che fosse: magari anche ferita e rabbiosa, ma sempre disposta a credere nel miglioramento collettivo.