Vapore futuro

Dopo un po’ la pausa estiva (e non solo quella, in realtà) ho deciso di pubblicare un nuovo articolo, approfittando de La novità di questi giorni: Steam OS. …sì, lo so che sono in ritardo bestiale e che gli altri hanno pubblicato questo articolo un mese fa, ma è andata così! Ammetto che per me è stato un annuncio a sorpresa perché, dopo l’accordo stretto con Canonical per la diffusione di Steam su Ubuntu, non credevo che Valve avesse intenzione di sviluppare la famigerata Steam Box, di cui finora non s’era fatto altro che un gran pontificare.
Tuttavia eccoci qui a parlare di questa novità, che ha saputo catturare l’attenzione molto più della nuova Playstation o del nuovo GTA e certamente ha una concretezza ben più tangibile di alcuni ritrovati hardware ancora distanti dalle reali prospettive di consumo (leggete Oculus Rift).
Probabilmente affrontando oggettive difficoltà realizzative della versione “ingenua” della Steam Box, il team ha ben pensato di affidarsi al grande know-how di Canonical in termini di Linux, ottimizzazione ed integrazione applicativa.

La nuova frontiera di gioco sarà il salotto di casa.

Innanzitutto, se siete tra coloro che partecipano all’accesa e pedante diatriba volta a stabilire se la “vera” piattaforma da gioco siano le console o il pc, allora Valve potrebbe presto offrirvi l’opportunità di alzare la testa sopra la linea di trincea, e magari ad uscirne definitivamente fuori.
La nuova console di Valve che molti attendevano non è in realtà una console, ma un ibrido sospeso tra la faciloneria delle console domestiche e la versatilità dei PC (mi auguro con un buon disequilibrio a favore di quest’ultima). E per essere più precisi non sarà “un ibrido” ma “uno degli ibridi”: l’intenzione della casa madre, saldamente schieratasi sul versante dell’open source, è quella di supportare ed incentivare la diffusione di numerose macchine variegate per componenti e specifiche (quindi anche per prezzo) che saranno definite Steam machines. Questi gingilli saranno quindi prodotti diversi fra loro e customizzabili dagli stessi utenti che saranno liberi di smontare e rimontare i singoli componenti a piacimento aggiornando e modificando la loro macchina a tutto vantaggio dei costi e della crescita dello Steam Universe.
Libertà potenzialmente tanta, e se ancora ci fosse qualche perplessità o dubbio al riguardo, quelli di Valve assicurano ironicamente che ci sarà virtualmente e, soprattutto legalmente, concesso addirittura di “costruire un robot” a partire dai componenti che abbiamo acquistato, oppure di cambiarne lo stesso sistema operativo di base (a patto ovviamente di conservare la licenza aperta).

Parola d’ordine: integrazione. Nessun dispositivo ha la priorità.

Ma a quanto pare la punta di diamante di questo progetto veramente rivoluzionario non sarà l’hardware ma il sistema operativo. Lo SteamOs, nato probabilmente facendo tesoro della collaborazione con Canonical, sarà basato su kernel Linux (probabilmente una derivata Debian, almeno per le prime release) e quindi completamente open-source; sarà la versatile infrastruttura disegnata per garantire compatibilità tra il televisore del nostro salotto ed il suo hardware dinamico e ricombinabile. In effetti questa intenzione di spostare il gioco da PC in salotto era già stata suggerita in precedenza dalla recente introduzione della modalità Big Picture per Steam, che permette, attraverso il semplice collegamento del PC al televisore, una visualizzazione ottimizzata per lo schermo domestico della piattaforma e dei titoli in libreria. Finora questa poco fortunata modalità è stata ovviamente limitata dai forti limiti di natura tecnica dovuti alla scarsa integrazione con sistemi operativi proprietari. Ora, con un sistema operativo che garantisce anche il supporto di funzione multimediali, streaming di contenuti dal PC, opzioni familiari e condivisione della libreria e dei relativi titoli, forse Steam è pronto a sbarcare sul serio nello stesso luogo dove ad oggi abbiamo riposto le nostre (vostre) console.

Un altro degli elementi peculiari di questo dispositivo è l’interfaccia di input: l’innovativo gamepad che sacrifica sull’altare dell’anonimato ogni velleità estetica per concentrare (pare) le sue caratteristiche nella solidità tecnica. Niente “levette analogiche” e pochi sconvolgimenti di disposizione di altri tasti, a tutto beneficio dell’ergonomia, sono due ingredienti fondamentali, in cui si aggiungono i due trackpad ad alta sensibilità che, almeno teoricamente, dovrebbero cancellare nei giocatori veri ogni rimpianto per la perdita del mouse. Al centro del pad troverà, infine, posto uno schermo ad alta risoluzione che sarà utile per richiamare varie funzioni e che, grazie alla natura touch, potrà essere sfruttato dagli sviluppatori per fornire controlli aggiuntivi quali menù di gioco, HUD, informazioni aggiuntive e chissà cos’altro…

Il prototipo del nuovo pad, con la mappatura per HL2.

Il colosso dell’entertainment, riconfermandosi come uno dei soggetti più attivi ma soprattutto innovativi nel panorama videoludico, non si limita a proporre un nuovo servizio oppure un dispositivo proprietario da far concorrere sul mercato, ma punta con ambizione e coraggio a rivoluzionare, senza mezzi termini, il modo stesso di giocare. La rivoluzione vera, infatti, non è l’arrivo sul mercato di un prodotto così fuori dagli schemi ma piuttosto la definizione di una nuova forza che unisce (speriamo nel migliore dei modi) le storicamente contrapposte filosofie di console e PC  traducendosi nella vera alternativa in una diatriba senza speranza che è diventata nel tempo un fondamento del mondo videoludico.

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