Viaggio in Finlandia

Come molti di voi sanno già, quest’anno ho voluto regalarmi un bel viaggio estivo lontano dalla nostra bella e sovraffollata Italia, preferendo alle rumorose spiagge piene di antiestetici corpi pallidi e di iridati ombrelloni una delle mete da sempre in cima alla mia lista di preferenze: la Finlandia. Per giunta ho avuto il privilegio di essere accompagnato in questa avventura da una donna che ho stimato (sì, passato) tantissimo (ora, purtroppo, sensibilmente meno) e con cui ho condiviso (sì, passato) un sentimento di amicizia molto intenso che pensavo potesse resistere a tutto, persino alla mia nota idiozia. Non è stato così. Ma questa è un’altra storia: se il vostro interesse viene risvegliato a fatica dal racconto di una fantastica terra lontana figuriamoci quanto poco possa una triste storia di giupmat e donne…
L’organizzazione del viaggio è roba da Turisti per caso: non voglio assolutamente tediarvi con tabelle di orari e prospetti sui voli low-cost, per chiunque fosse interessato compri una guida o si affidi a San Google, protettore degli ignoranti. Il mio intento è piuttosto quello di trasmettervi almeno un po’ di quello stupore, quella meraviglia, quella gratitudine che sono sbocciati in me vivendo, seppure per poco tempo, l’atmosfera di Finlandia. Probabilmente non riuscirò nell’impresa e per voi questo resterà soltanto uno dei miei tanti articoli oppure uno dei miei numerosi racconti di viaggio ma quantomeno voglio provarci …perché, citando Jim Morrison, vivere senza tentare significa morire col dubbio che avrei potuto farcela.

Siamo in aereo, abbiamo già coperto la distanza che separa Roma da Helsinki sorvolando le verdi pianure dell’Europa centro-settentrionale quando il comandante annuncia in finlandese (che poteva anche essere marziano, per me) ed inglese (ebbene sì, ho capito grossomodo cosa ha detto) di allacciare le cinture di sicurezza e prepararsi all’atterraggio. Il velivolo cabra per allinearsi alla pista e all’improvviso, quasi per magia, nel mio finestrino appaiono delle verdeggianti isolette punteggiate di caratteristici tetti rossi, come se stessi guardando alla TV dei cespugli di rovi da cui occhieggiano invitanti more mature. Il mare è di un blu inverosimile, il verde della vegetazione sembra una tonalità sconosciuta a noi poveri sudisti, è uno spettacolo che toglie il fiato! Sono sopraffatto da un senso di meraviglia ormai dimenticato, quello pieno e fiammeggiante dell’infanzia, e mi rendo conto che mi sono innamorato della Finlandia in meno di due minuti. Sarà questo pensiero che mia aiuterà ad affrontare i miei cinque giorni di vacanza. Usciamo dal simpatico aereo bianco e blu della compagnia di bandiera salutati dai sorrisi cordiali delle hostess, ci immettiamo nel “traffico” del terminal ed è già lampante che siamo in un Paese profondamente diverso dalla chiassosa e frenetica Italia: persino i turisti diventano improvvisamente attenti e precisi e nonostante le migliaia di persone presenti non c’è la caratteristica valanga sonora che rotola da un punto all’altro seguendo un moto ben preciso che la gente non può far altro che assecondare, non c’è nessuno che urla o che spintona gli altri perché ha fretta; c’è una sola fila ordinata di avventori dei taxi …c’è una sola fila anche di quelli e per giunta ordinata! Mi sento subito a mio agio e capisco che il popolo finlandese è esattamente come me lo ero immaginato e come me lo aspettavo: caldo e accogliente, ordinato e composto.

Il primo impatto con la capitale non è dei migliori: usciti dall’aeroporto e saliti sull’autobus che ci porterà in centro, percorrendo un vialone a scorrimento veloce intervallato da semafori pedonali, ci accorgiamo di essere in una fredda e moderna città priva del fascino di cui siamo in cerca e l’arrivo sul lato “nascosto” della piazza Rautatientori non aiuta di certo. Sembra tutto secco, metallico e sporco (scoprirò poi che la sera precedente al nostro arrivo in piazza si era tenuto un concerto di metallari ubriaconi venuti dall’Inghilterra), eppure ci basta girare l’angolo per scoprire la facciata della famosa stazione dei treni Helsingin päärautatieasema (stazione centrale dei treni di Helsinki), sorvegliata dalle imponenti forme di quattro giganti di pietra che rappresentano qualcosa che non ricordo più (accidenti alle cose viste di fretta). Dinnanzi a noi la fantastica piazza, immensa per i nostri standard, è incorniciata da ordinati alberi tutti simili tra loro e colorata dalla presenza di piccole aiuole colme di fiori variopinti; la gente cammina senza fretta e chiacchiera allegramente, il Suomen Kansallinteatteri (il teatro nazionale finlandese) e il Valtion taidemuseo (il museo dell’ateneo) torreggiano ai due lati corti (è di forma rettangolare) della piazza. Facciamo qualche foto ed entriamo in stazione: la mia accompagnatrice si sente nuda se non ha una cartina del posto (contrariamente al sottoscritto che ama perdersi quando è in vacanza) ed ha urgenza di trovare l’albergo. Lì scopriamo 13 moderne e pulite banchine da cui affiorano piccoli treni bassi, lucenti e colorati che suggeriscono un servizio di ferrovie impeccabile. In un attimo ritrovo il sorriso e cancello la brutta impressione della piazza. La modernità e la civiltà che contraddistinguono i miei finnici amici si palesano subito: in pochi minuti comprendiamo l’uso della biglietteria elettronica e del pannello delle destinazioni (sarà il numero di treni ridotti ma non c’è paragone con nessun servizio di ferrovie che io abbia visto in vita mia…), scopriamo che i treni sono provvisti di obliteratrici NFC, colonnine informative, prese di corrente, connessione internet, camere privacy (per le telefonare senza essere ascoltati), hostess, camere per le persone allergiche (con circolazione dell’aria separata e filtrata) e posti bici a tariffa; tutto è pulitissimo e profumato, non c’è nessun segno di vandalismo o degrado.

La chicca finale della giornata è il cielo a mezzanotte, uno spettacolo talmente indescrivibile che neppure la foto che segue servirà a raccontarvi nel modo giusto. Avevo in programma una gita allo Zetor ma rimando per stanchezza. Il pensiero, prima di andare a dormire, è che mi sveglierò ancora in Finlandia! Ieee!

Cielo a mezzanotte

È lunedì, inizia la nostra settimana finnica! Il primo giorno si rivela nuvoloso e leggermente freddino, ma per i finlandesi è estate, sono tutti in t-shirt quindi non sarò da meno. La mia accompagnatrice è munita di una felpa indosso ed una in borsa, pronta a sovrapporsi …da non credere! Presa subito confidenza con la geografia della città decidiamo di addentrarci in città a piedi, lasciando i veloci spostamenti sui mezzi a chi non ha tempo di gustare la quiete irreale che regna in ognidove. Prima di tutto facciamo tappa in un supermercato per comprare il provvidenziale ombrello (e figuriamoci se a fine luglio ingombro il mio risicato bagaglio con un oggetto così inutile! …ndgiupmat) e fare incetta di burrosi biscotti con ripieno ai frutti di bosco per la colazione e di altre specialità finniche di maggior sostanza. Nella vasta scelta che mi si profila dinnanzi, al banco dei prodotti di panetteria, opto per una sorta di panzerotto fritto ripieno di riso, verza e carne di renna. Il prodotto, dal nome impronunciabile, è appena uscito dal forno e fin dal primo morso è un tripudio di sapori che mi lascia senza fiato; l’accostamento insolito tra verza e carne è molto gustoso, anche per la differenza di consistenza che hanno in bocca. La renna ha un sapore delicato, oserei dire quasi dolce, ma si sposa benissimo con gli altri ingredienti …probabilmente si tratta di uno stufato cotto a parte e poi usato come ripieno.
Dopo il lauto pasto mattutino mi sento rinato, sono pronto a macinare i kilometri che mi aspettano come da programma. Lasciamo il quartiere residenziale di Pasila, dove è situato il nostro albergo e ci dirigiamo verso sud-ovest. C’è verde ovunque che incornicia i gradevoli edifici colorati, mai fuori posto, il traffico è davvero minimo e quindi anche il rumore che ne deriva è pressoché trascurabile. Una leggera brezza accarezza le fronde degli alberi facendole ondeggiare, in alcuni momenti, passando vicino a basse casette di legno che contornano la strada mi sembra di essere nel giardino delle favole. Iniziamo il nostro fantastico tour a piedi con un piccolo parco in cui tutto è a misura di bambino: strade, cartelli, semafori, panchine, fontanelle, aiuole… si tratta di un altro esempio di civiltà: i bambini imparano a rispettare il codice della strada e gli altri giocando; ecco come fanno ad essere così nordici! Passiamo poi davanti allo Helsingin Jäähalli, il palaghiaccio casalingo dello Jokerit (a cui, per amore della quiete, ho dato soltanto una fugace sbirciatina), e al Kulttuuritehdas Korjaamo Oy (Museo della cultura industriale e dei tram) e quindi visitiamo il silenzioso parco del Sibelius monumentti, il monumento a Sibelius. Approfittiamo del sentiero che corre in riva ad un mare di una calma irreale puntando verso il cimitero di Hietaniemi. Questo è un posto davvero speciale, che mi ha incantato per il rapporto molto inglese che i finlandesi hanno con l’aldilà: ordinatissimi giardini in cui regna una pace irreale, piccole tombe senza fronzoli, tutte uguali, coperte tutte da un mazzo similare di fiori rossi; immergermi in questo posto è stato come varcare la soglia di un mondo incantato e per dieci minuti buoni ho dimenticato che fossi nel mondo. Bianca ghiaia per i sentieri e verdissimo prato tagliato molto corto in ogni altro posto, le vie principali segnate da precise file di alberi. Riprendiamo il cammino verso la piazza Hietalahden tori per giungere fino al museo d’arte Sinebrychoffin Taidemuseo. Una volta usciti all’aperto ci immergiamo nell’atmosfera gioiosa della celebre Kauppatori, la piazza del mercato principale, quella che nella cultura finlandese tradizionale ha rappresentato e rappresenta il vero cuore della vita sociale cittadina; ci lasciamo prendere dal caratteristico mercato di oggettini, souvenir e cibi caratteristici gustando con gli occhi le mille pietanze di pesce presenti e gli interessanti prodotti fritti. Come se non bastasse i tipici frutti di stagione, frutti di bosco grossi come noci, danno un tocco di vivo colore e risvegliavano gli interessi mangerecci più sopiti. Sulla strada verso l’imponente Uspenskin katedraali, la cattedrale ortodossa che domina il porto, ci imbattiamo nella casa del presidente, Presidentinlinna; e ancora, proseguendo indefessi lungo il tragitto prefissato, facciamo tappa allo Yliopistomuseo Arppeanum (museo dell’Università di Helsinki), nella suggestiva Senaatintori (piazza del Senato) dominata dalla Tuomiokirkko (il Duomo), alla Helsingin yliopisto (Università di Helsinki), al teatro svedese Svenska Teatern, al Lasipalatsi (il palazzo di vetro costruito per uno degli innumerevoli expo dell’architettura tenutisi nel corso del secolo) e al Postimuseo, il museo delle Poste. Infine passiamo per il museo Kiasma, museo d’arte contemporanea consigliatissimo da tutte le guide senza entrare (fave), diamo uno sguardo al Musiikkitalo (Centro della Musica) che è ormai inaccessibile, data l’ora, e al maestoso palazzo del parlamento Eduskuntatalo, in cui essendo d’obbligo giacca e cravatta… La strada del ritorno ci porta alla Helsingin Taidehalli (kunsthalle cittadina), al suggestivo Suomen Kansallisoopera, il teatro dell’opera che di sera riflette la sua candida facciata illuminata sull’ansa marina in cui si affaccia con un effetto davvero suggestivo, al Kaupungin talvipuutarha (il giardino invernale di Helsinki) ed allo Olympiastadion (lo stadio olimpico) [mi spiace per l’elenco interminabile, qui potete consultare la cartina cittadina con il nostro tragitto].

Kansallisoopera

La lunga scaprinata di circa 15 kilometri che ci ha riportato verso l’albego è stata davvero una bella esperienza, ricca di quell’atmosfera che solo i paesi nordici sanno restituire. La città è davvero fantastica, soprattutto con la sua riuscitissima commistione tra  moderno ed antico, tra le delicate tinte pastello dei nuovi edifici ed i rudi sapori di mattone e legno e tetti smaltati. Il tempo scorre via tiranno, si fa sera e decidiamo di tornare alla base, ci accomodiamo nell’accogliente hall e curiosiamo sui fatti della terra che ci ospita sfruttando la connessione internet dell’albergo. La mia amica di viaggio si ritira per la notte, è stanca e non credo sia molto avvezza alle lunghe scarpinate da turista nordico. Seguo il suo esempio e vado in camera anch’io, mi butto sotto la doccia e penso all’occasione perduta di entrare allo Zetor…

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