BF3 hacking

La comunità formatasi attorno alla serie di Battlefield, nonostante la sua dimensione ragguardevole sin dai primi anni, non è mai stata afflitta in maniera prepotente e invalidante da una massiva presenza di cheaters o hackers, almeno a mia memoria e conoscenza. Ho provato a cercare articoli e discussioni in giro per la grande rete che confutassero la mia impressione ma nulla di quello che ho letto ha potuto contraddire il mio pensiero: nonostante la sgradevole presenza di qualche giocatore poco incline al divertimento il fenomeno del cheating in BF è sempre stato trascurabile. Questa virtuosa tendenza è sempre stata un punto di forza delle serie, tra l’altro, perché aiutava non poco ad attrarre quel pubblico maturo (con tanto di quattrini disponibili per l’acquisto di licenze ed espansioni) che ha sempre caratterizzato il popolo battlefieldiano. Inoltre, al contrario di quanto visto per altri titoli tripla-A più “commerciali” in cui la grafica mirabolante o l’immediatezza attiravano un pubblico diverso, la percentuale di giocatori disonesti è sempre stata molto bassa e concentrata tipicamente nei server amministrati con più tolleranza o popolati da giocatori meno reattivi nelle segnalazioni. Fino ad oggi, infatti, è stato possibile persino vivere in isole felici in cui la presenza di giocatori “dopati” fosse sconosciuta. Ovviamente il passare del tempo e il succedersi dei nuovi capitoli della serie ha un po’ eroso questa scintillante qualità della saga e già dai tempi di BF:BC2 si è potuta notare qualche discussione più sentita sul forum ufficiale. Contestualmente sono aumentate anche le segnalazioni di utenti sospetti e c’è stata una lenta ma inesorabile crescita di account “wipati” (dall’inglese wipe, ripulita; indica la cancellazione delle statistiche). Ai bei tempi di BF2 non abbiamo mai lamentato una presenza invasiva di cheaters nei server che frequentavamo, soprattutto nei frquentatissimi server del circuito Antik, attivi ancora oggi, e mai ho visto accrescersi la problematica in modo tale da diventare un argomento di discussione popolare sul forum ufficiale o sugli innumerevoli forum unofficial.

L’arrivo di questo nuovo e fortunatissimo figlio dei DICE, Battlefiled 3, ha decisamente cambiato questa fortunata condizione, magari perché la forte eco del nuovo titolo e la concomitante caduta di stile del princiaple concorrente (la serie di CoD) hanno attirato sempre più bambini con le mani grassocce verso il titolo di EA, accrescendo il numero di giocatori ma peggiorandone sensibilmente la qualità (e non mi riferisco alle skill, ovviamente). Se nei primi mesi di vita, inoltre, la cosa non era molto preoccupante e il trend di crescita di cheater sembrava quello naturale ed atteso (per il quale, tra l’altro, erano state programmate azioni correttive in corsa da DICE), il cambio di anno ha portato un’impennata nei numeri arrivando a preoccupare nel giro di poco tempo sia i giocatori che gli stessi sviluppatori. La risposta da parte di EA c’è stata, arrivando addirittura al wipe di numerosi account ma in realtà la “politica del terrore” intrapresa non ha sortito l’effetto sperato. In gennaio il fenomeno è esploso in modo davvero prepotente, soprattutto per via della diffusione dei soliti tool, detti trainer, che fino a quel momento erano molto pochi e limitati nelle possibilità; la faccenda è diventata quindi di primaria importanza persino per EA che ha visto pericolosamente in pericolo la longevità della sua nuova gallina dalle uova d’oro.

Uno dei segnali più preoccupanti di questa situazione, in un clima già logorato dalle polemiche ormai quotidiane, è stata  la scoperta di un moderatore del portale Battlelog solito all’hacking dello stesso gioco che si presupponeva stesse moderando. Se non fosse già grave abbastanza, basti pensare che è stato poi reso noto da DICE che il giocatore in questione aveva anche diritti di moderatore sul forum, con capacità, dunque, di cancellare persino le segnalazioni degli utenti sul suo conto. Anche in questo caso la reazione è stata forte e decisa: demoting dell’account quale moderatore e rimozione di tutti i premi e delle statistiche accumulati nei primi mesi di attività. Purtroppo anche se questa politica di trasparenza (e di azione) voleva dimostrarsi, nelle intenzioni della casa madre, una risposta adeguata al problema non ha fatto che peggiorare le cose: in molti hanno cominciato a sostenere che DICE aveva promosso gli utenti che erano riusciti a boostare le proprie statistiche e, lasciandosi andare alla dietrologia più spinta, addirittura che la pratica del cheating era in crescita proprio perché poteva significare la promozione al team di supporto in Battlelog. Altri, con maggiore calma e lucidità, hanno cominciato ad analizzare le statistiche arrivando a sostenere la tesi, non priva di plausibilità, del proliferare incessante di hackers, cheaters e boosters nella leaderboards probabilmente perché forti di qualche vulnerabilità rilevata nel portale. In particolare è stato nontato come alcuni utenti siano riusciti ad ottenere punteggi impossibili persino per la matematica (come 203% di precisione, un K/D che non rispecchiava gli effettivi calcoli matematici eseguiti con i dati di K e D dello stesso portale e così via…) e questo rendeva meno plausibile l’accrescimento di queste statistiche in gioco, dove i dati da passare al portale vengono calcolati. In effeti è facile verificare come alle prime posizioni della Leaderboard generale le statistiche dei giocatori siano fuori da ogni possibile logica persino nelle ore di gioco: c’è persino chi ha già all’attivo 1000 ore di gioco! Giusto per farvi un’idea: due mesi sono all’incirca 1440 ore, e per collezionarne 1000 al PC dovreste tenere l’invidiabile media di circa 16,5 ore al giorno!

Nella mia piccola esperienza di giocatore battlefieldiano ho notato che effettivamente qualche giocatore “un po’ troppo dotato” l’ho incontrato anch’io, in sporadici casi ho assistito a comportamenti anomali che definirei sospetti, in talune occasioni ho notato delle skill inumane in alcuni player… Ho sempre ritenuto più probabile che la mia scarsa dimestichezza col titolo fosse messa in imbarazzo da giocatori ben più giovani ed allenati e raramente ho pensato a giocatori scorretti, proprio perché abituato a vivere nella mia felice comunità “priva” di cheater.

DICE, messa alle strette sull’argomento in qualche uscita pubblica, ha timidamente paventato la possibilità di potenziare il sistema anti-cheating della piattaforma BF3-Battlelog anche ricorrendo ad un sistema esterno di tracking delle statistiche. L’obiettivo sarebbe ovviamente quello di migliorare l’esperienza dei propri clienti e tenerli fedeli al programma di rilasci che durante l’anno ci porterà 4 espansioni. Per ora sono state delle dichiarazioni estemporanee non confermate da nessun portavoce di EA, che è l’entità che ha l’ultima parola sul prodotto, ed anzi ha lasciato intendere di non voler investire troppe risorse in un sistema anti-cheating sviluppato internamente. La mia opinione è che, nonostante la grande esperienza di EA e dei suoi vari team di sviluppo, DICE sia impreparata sull’argomento cheating e stia navigando un po’ alla cieca affidandosi soprattutto a sistemi già sperimentati (con successo o meno) dalla casa madre. Anche la comunità di giocatori è nella stessa condizione e quindi, shockata dall’attuale proliferazione di boosted player, chiede a gran voce una soluzione più per paura che per effettiva necessità. In molti server, infatti, il clima non è poi così terribile e si riesce a giocare senza rinunciare al divertimento.

Purtroppo uno dei migliori alleati di questa orda di hacker che invadono i server di tutto il mondo abbruttendo l’esperienza di gioco di chi invece vorrebbe soltanto divertirsi, è propio il nostro amico PunkBuster che sta mostrando tutte le sue limitazioni in questi frangenti. A mio avviso il sistema è ormai troppo conosciuto, alla stregua di un Internet Explorer, e pertanto più soggetto alla scoperta di vulnerabilità da parte degli utenti più maliziosi. Anche la politica adottata dalla software house canadese sembra non esattamente vincente: il wipe non è la soluzione finale e lo dimostra la recidività di molti (quasi tutti) gli utenti scoperti. Secondo me non è poi così incisiva l’azione di wiping perché il giocatore conserva la propria chiave di gioco e il proprio account che gli consentono di giocare praticamente impuntio fin dal momento successivo alla somministrazione della sanzione.
Il succo è, quindi, che EA deve impegnarsi a trovare una soluzione (quantomeno a provarci) definitiva applicando anche delle sanzioni serie ai giocatori le cui pratiche illecite sono acquisite e comprovate; secondo me si tratta di un supporto al cliente veramente necessario, dato che stiamo parlando di migliaia di persone che hanno sborsato fior di quattrini per un prodotto che poi si è rivelato “difettoso”.